Dietro le quinte

Fanfiction coi personaggi di Goldrake

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Shinobu FanClub
    Posts
    3,203
    Location
    Sol Levante

    Status
    Anonymous
    DIETRO LE QUINTE

    Il ranch Makiba con tutti i personaggi al loro posto, ed esattamente nel periodo in cui Venusia ha appena saputo la vera identità di Actarus.
    Nel lavoro in comune che svolgono alla fattoria e senza farsi capire dagli altri, entrambi si raccontano le proprie vite, quelle cioè che erano rimaste nascoste l’uno all’altra. E’ un reciproco conoscersi per la seconda volta, un bisogno di sapere e far sapere all’altro tutto ciò che era prima oscuro.
    Naturalmente, la cornice della fattoria dove si raccolgono queste confidenze sussurrate, può avere scene e risvolti assurdi o comici, dato che Rigel, Mizar, Hara e Banta nulla sanno di tutto ciò.



    “Chi ha versato questa montagna di carbone davanti a casa?!!! Chi??! Io non l’ho ordinato! Fuori il colpevole, avanti!”
    Di buon mattino, Rigel aveva aperto la porta principale e si era trovato davanti agli occhi un’enorme montagna nera. Un camion aveva scaricato lì tutto quel materiale senza che nessuno lo avesse chiesto.
    Dopo una mezz’ora di grida e corse per tutta l’aia, il ranchero aveva visto da lontano avvicinarsi un turbine di polvere. Erano Hara e Banta a cavallo di un unico puledro e con sguardo cagnesco stavano puntando in direzione della fattoria. Prima ancora di scendere dal cavallo mezzo morto per la fatica di sostenere il considerevole peso di quei due, Hara aggredì Rigel a male parole.
    “Perché hai fatto scaricare a casa tua il nostro carbone? Volevi fare il furbo e tenerlo per te, vero?” disse la donna minacciandolo col pugno chiuso. L’ho saputo dall’autista che ci ha avvertito al telefono. Banta, portiamo subito via la nostra roba, abbiamo dei ladri come vicini!”
    “Cosaaaa??! Osi dare del ladro a me? Non te lo permetto! Non so che farmene di quella montagna nera, non la uso mica! Raccogliete subito tutto o inforco il forcone, vi infilzo tutti e due e vi cuocio alla griglia come spiedini! Se hanno scaricato a casa vostra, è perché chiamare strada quella mulattiera, è un eufemismo! Nessuno riesce a passare di lì, perfino i cavalli rischiano di azzopparsi!”
    “Subito! E poi ce ne andiamo via di corsa!” disse Banta molto alterato. Si era messo dei bermuda gialli coi pois rossi, mentre Hara sfoggiava una salopette verde bottiglia di due taglie più piccole della sua.

    “Ehm… Rigel… ci presti la tua jeep, vero?” chiese il ragazzo con tono finto umile e sottomesso. Aveva visto che il suo quadrupede aveva la lingua fuori per la fatica della corsa di poco prima; sapeva che mai avrebbe potuto portare a casa quella tonnellata di roba.
    “Non ho capito bene…” disse Rigel ringhiando e mostrando i denti “Pulite subito e sparite dalla mia fattoria, mi sono spiegato?”

    Venusia intanto, portava i bidoni di latte appena munto sopra il carro.
    Da lontano, Actarus la osservava in silenzio mentre spazzolava un puledro.
    Per un istante i loro occhi si fissarono ed entrambi andarono coi ricordi a quanto si erano detti la sera prima a piccole puntate tra il recarsi a chiudere le stalle, rigovernare la cucina, chiudere porte e finestre.

    “… non sono nato sulla Terra… il mio regno era il pianeta Fleed…”
    Per molti giorni, Venusia aveva sentito solo questa frase ripetersi nella sua testa. In seguito, usando la logica e il ragionamento, i successivi colloqui col ragazzo, era in un qualche modo riuscita a sistemare il disegno di quel puzzle prima scomposto e a tratti incomprensibile.

    “Io ero ancora in America in quel periodo…” pensò Venusia “Ed ero in un ranch, anche se più piccolo di questo.”

    Vide gli occhi di lui che la fissavano intensamente e in quelle iridi celesti, come in uno specchio, capiva che lui vedeva lei stessa in quel maneggio in una regione americana ai confini col Messico. Fin da bambina era andata a cavallo e subito aveva imparato. Ben presto le era divenuto facile come camminare, l’empatia tra lei e il quadrupede era quasi sempre immediata.

    “Anche su Fleed ci sono gli stessi animali che avete sulla Terra… alcuni hanno delle differenze: da noi i cavalli sono tutti di colore chiaro e non diventano mai troppo grandi.”
    “E’ per questo che il tuo cavallo preferito è quello bianco, vero?” gli domandò lei con occhi velati di una strana e inconcepibile nostalgia. Avrebbe voluto essere là, su quel lontano pianeta e conoscere ogni cosa e persona; con le ali della fantasia ci provava in ogni modo, anche aggrappandosi ai ricordi vecchi e nuovi, i libri illustrati della sua infanzia, quello che lui aveva descritto. Succede così quando si ama davvero qualcuno.
    Venusia si chiese ancora una volta, come avesse fatto un principe, ad adattarsi perfettamente e in breve tempo ad una vita come quella: governare gli animali, pulire le stalle… e stare sempre all’erta quando la radio che portava al polso mandava quel segnale inequivocabile che un mostro di Vega stava minacciando la Terra e il ranch dove loro abitavano.

    Rigel intanto era entrato nel garage dove era parcheggiato il TFO di Alcor. Lo fissava con occhi lucidi di desiderio… salirci sopra e spiccare il volo tra le nuvole e correre ad incontrare i suoi amici extraterrestri. Che cosa meravigliosa!
    “Chi l’ha detto che io non posso usarlo? Nessuno! Basta solo che riesca ad aprire lo sportello e il gioco è fatto! Alcor è fuori, quindi è il momento giusto!”
    Il ranchero prese il forcone e con quel mezzo rudimentale riuscì nell’impresa: la forza del desiderio si era impossessata di lui e niente l’avrebbe fatto desistere.
    “Ecco fatto, non mi resta che accendere il motore e correre per tutte le galassie! Ho visto come si fa, è un gioco da ragazzi.”
    Infatti, una volta preso posto sul disco e tirata la leva per decollare, il motore si accese facendo un gran polverone e il mezzo uscì a gran velocità.
    “Evviva, ce l’ho fatta! UFO sto arrivando, aspettatemiii!”
    Nessuno degli abitanti del ranch aveva visto nulla, dato che stavano tutti dalla parte opposta, cioè nelle stalle.
    Rigel volava basso, dato che non sapeva come fare per spiccare il volo e prese quindi la strada che conduceva alla fattoria di Banta.
    Hara stava giusto uscendo di casa per raccogliere i panni, quando si accorse del velivolo diretto verso di lei. Spaventatissima si buttò a terra e quando riaprì gli occhi, vide uno strano essere tutto coperto di polvere e fango venirle incontro. Alcuni metri più in là, i resti di quello che un tempo doveva essere stato un disco volante giacevano sparsi nel prato. Fumo nero e denso, odore di plastica bruciata, completavano quel quadro desolante.
    “M… ma chi sei? Cosa vuoi?” balbettò Hara impaurita.
    “Come chi sono? Viene ad aiutarmi piuttosto, guarda che disastro!”
    Lo riconobbe subito dalla voce, quindi lo aggredì in malo modo.
    “Ah, sei tu! E meno male che eravamo io e Banta quelli che venivano a far danni a casa tua! Quel macinino ha rovinato tutto l’orto, non lo vedi? Ma cosa ti è saltato in testa? E da quando in qua sei diventato un pilota? E da quando in qua, la mia fattoria è diventata una pista d’atterraggio?”
    La donna lo minacciava col pugno chiuso avanzando verso di lui, mentre Rigel indietreggiava e tentava qualche vaga scusa. Tutta la sua baldanza era sparita in mezzo a quei rottami e non osava pensare al momento in cui Alcor avrebbe visto il disastro.

    “Su Fleed c’è sempre stata l’usanza che in certi periodi della vita, qualunque sia la tua età, capacità, ed estrazione sociale, tu debba provare a fare e imparare anche le cose più comuni. Essere indipendente in qualsiasi situazione e soprattutto provare sulla propria pelle cosa significhi essere nobile o plebeo, ricco o povero, solo o con famiglia numerosa, laureato o semianalfabeta, con amici o senza…” disse Actarus a Venusia sorridendo.
    Lei rimase a bocca spalancata, ma al contempo molto le era chiaro di lui.
    “Voi avevate una tecnologia avanzatissima… per noi terrestri è inimmaginabile…”
    Lui abbassò lo sguardo e non disse nulla. I ricordi dolorosi insieme ai rimorsi arrivarono improvvisi, ma furono subito mitigati osservando la bellezza e semplicità di quel fiore solitario nato in mezzo a piccole rocce.
    Venusia comprese che qualcosa di spiacevole si era destato in lui, allora gli prese la mano e per un istante se la portò alle labbra. Si fissarono negli occhi, comprendendosi senza parlare.
    “Dobbiamo portare l’acqua a tutta questa fila di cavalli e sistemare la paglia nuova” disse Venusia con tono dolce.
    “Finisco io qui, so che hai ancora tanto da fare in casa e…”
    “Ti aiuto, così finiamo prima e a casa ci andiamo insieme.”
    “Sì, e dopo il tramonto…”

    “Senti Hara, cerchiamo di aiutarci da buoni vicini quali siamo: so che Banta ha fatto un corso da meccanico, quindi può riparare il disco prima che Alcor lo sappia. Ti assicuro che vi pagherò tutto…”
    “Il mio Banta ha da fare tutto il giorno per le sue faccende e non ha certo il tempo per sistemare i tuoi disastri, chiaro?!!! Intanto inizia subito a vangare la terra e rifare tutto l’orto andato in fumo per colpa tua”. Lo zittì Hara alquanto su di giri. Gli mise in mano una zappa e rientrò in casa sbattendo la porta. Mentre stirava i panni che aveva raccolto poco prima, mandava improperi di ogni tipo a quel suo strampalato vicino di casa sempre fissato con gli UFO, scansafatiche e combinaguai.

    “Venusia! Sai dov’è papà? E’ da almeno un’ora che non lo vedo, mi aveva detto che dovevamo andare insieme al villaggio a fare delle spese” chiese Mizar.
    “No, oggi l’ho visto pochissimo”, gli rispose la sorella, mentre dentro di sé avvertiva il grande sollievo di aver potuto lavorare e parlare con Actarus senza le solite interferenze del padre.
    Era stato tutto dolce e bellissimo in quelle piccole, ma importanti cose: com’era bella la vita in certi momenti!
    “Dopo il tramonto, a cavallo, possiamo salire su quel monte e vedere chiaramente la Via Lattea. E’ la sera giusta… ti dirò anche altre cose…” le sussurrò Actarus all’orecchio con un sorriso carico di promesse.
    Lei annuì estasiata… sapeva che tanti misteri non sarebbero più stati tali, e che, in un certo qual modo, lei sarebbe stata la protagonista di un mondo magico. Anche se quel mondo era stato inghiottito dalla bomba al vegatron di un volgare usurpatore, c’erano anche tanta bellezza e poesia da guardare attraverso lenti non convenzionali.

    “Sono tornato, scusate il ritardo!” gridò Alcor arrivando alla fattoria a bordo della jeep.
    Appena sceso a terra, tirò fuori alcuni pacchi voluminosi che servivano per gli addetti al centro ricerche.
    “Ma non li hai portati da Procton? Erano urgenti” gli disse Actarus.
    “Pensavo di andare là col mio disco, perché voglio che Hayashi dia un’occhiata ai comandi.
    Alcor si recò nel garage e quando aprì la porta, vide che era vuoto. Costernato si guardò attorno per vedere se per caso l’aveva parcheggiato altrove.
    Prima che potesse formulare un nuovo pensiero, vide in lontananza, planare raso terra, un qualcosa che nei colori e nella forma gli ricordava vagamente il suo disco.
    Lo strano velivolo malamente rattoppato parcheggiò al ranch Makiba, e dopo un istante uscì il pilota tutto baldanzoso e con aria tra il supponente, l’altezzoso e il riprovevole.
    “Rigel! Ma si può sapere che hai fatto? Come hai osato guidare il mio TFO e come l’hai ridotto? Io… io… sono…”
    “Alt! Non dire niente Alcor, ti spiego tutto io”, lo bloccò Rigel con le mani e, stando a braccia conserte, ostentando aria di superiorità, iniziò il suo discorso.
    “Caro ragazzo, se il capolavoro da te progettato e costruito è ancora agibile, è solo merito mio. Sì, è così!” disse affermando col capo.
    “Ti giuro che non capisco niente!” masticò Alcor tra i denti, facendo sforzi eroici per non arrabbiarsi.
    “Questa mattina, Hara e Banta, essendo rimasti appiedati, senza dirmi niente, sono entrati in casa mia e sono saliti sul tuo disco caricandolo di alcune tonnellate di carbone. Siccome non sanno guidare, sono malamente atterrati vicino alla loro fattoria, distruggendo il tuo disco. Dopo alcune ore, siccome non sapevano come fare, sono venuti a cercarmi e pregarmi di aiutarli a rimediare il guaio.
    Non ne volevo sapere all’inizio, ma siccome sono di animo buono, armato di chiodi e martello, ho rimesso insieme tutti i pezzi che erano volati in svariati punti nei verdi campi.
    Gli ho promesso che ti avrei spiegato tutto io e che non ti saresti arrabbiato con loro. Vero?”
    “Io… io… io dico che siete un branco di pazzi, ecco cosa siete! Quante volte ho detto che il TFO non si tocca nemmeno con lo sguardo?”
    “Infatti io l’ho sempre lasciato stare, ma quei due delinquenti sono entrati furtivamente approfittando che io ero lontano con le mandrie. Sono sicuro che i tecnici di Procton te lo faranno diventare nuovo.”
    Rispose Rigel imperturbabile con calma serafica.
    “Rimani a cena con noi?” gli chiese gentilmente, cambiando abilmente discorso.
    “NO! Io non mangio e me ne vado subito al Centro!” gridò il ragazzo con tutta la voce che aveva.

    La cena fu rapida e silenziosa. Rigel e Mizar salirono subito nelle loro camere per leggere e cercare gli UFO col cannocchiale.
    Venusia lasciò tutto com’era: avrebbe rigovernato l’indomani mattina, ora c’erano cose più importanti da scoprire.

    Nuovi mondi lontani ma anche così vicini, usanze sconosciute, studi all’estero, principesse aliene, scambi diplomatici, gelosie, conflitti, tradimenti. Lei non era più una semplice ragazza che cavalcava e mungeva le capre in un’anonima fattoria lontana dalla città, ma la sintesi di ciò che è terrestre e non, la protagonista di un romanzo di guerre stellari vicine e lontane, a volte parallele… e altro ancora.
    E mentre si svolgeva il lungo nastro di quell’incredibile storia, la mano di un principe alieno teneva la sua… e da quel momento non l’avrebbe mai più lasciata.



    Fine
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Image Hosted by ImageShack.us

    Group
    Ranmaru FanClub
    Posts
    17,704
    Location
    Giappone, periodo Taisho

    Status
    Offline
    Duke e Venusia, bellissima coppia... Peccato che Go Nagai non la pensasse allo stesso modo! :(
    Bella storia, anche se ricordo poco i comprimari della serie, perciò quando parlavi di loro ero meno interessata a ciò che dicevano e facevano!
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Shinobu FanClub
    Posts
    3,203
    Location
    Sol Levante

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Sonoko @ 9/3/2020, 16:31) 
    Duke e Venusia, bellissima coppia... Peccato che Go Nagai non la pensasse allo stesso modo! :(

    E invece sì, anche se non sembra.

    https://gonagai.forumfree.it/?t=65385300

    https://gonagai.forumfree.it/?t=68878268


    E io ho scritto tre libri di fanfiction su questo anime, li ho sempre dedicati a Gerdha, anche se per la maggior parte, i racconti sono in chiave umoristica.
    Nel mia firma "Edizioni" vedi ogni cosa che ho fatto e ci sono anche due video (Salone di Torino e Casasanremo dove parlo di questo anime).
     
    Top
    .
2 replies since 15/11/2019, 14:48   16 views
  Share  
.