Dentro il cuore di Maya

Fanfiction ispirata al Gnk

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    DENTRO IL CUORE DI MAYA


    Da alcuni giorni, le rose scarlatte avevano invaso la mente e il cuore di Maya.
    Senza che lo avesse deciso, le vedeva ovunque, poteva sentirne il profumo, la presenza, le confondeva con gli altri fiori che adornavano le grandi aiuole della città. I negozi di fiori l’attiravano come una calamita e rimaneva a fissarli dal vetro come ipnotizzata: lo sguardo avido cercava disperatamente quel certo tipo di rose e, non trovandole, sentiva un grande vuoto dentro. Un vuoto che non sapeva come colmare. Con dolore si staccava lentamente dal vetro e riprendeva a camminare quasi senza una metà, né uno scopo.
    Tutto era iniziato quando un misterioso ammiratore aveva cominciato a inviargliele: all’inizio non ci aveva fatto troppo caso, ma col passare del tempo, si era chiesta sempre più incuriosita chi mai fosse, perché non si rilevasse… cosa nascondeva? Forse l’amava, e questo pensiero la tormentava continuamente. “Perché non lo dice? E se non mi ama, o prova semplice ammirazione, come può non desiderare di condividere ed esprimere questi sentimenti?”

    A volte si spaventava di questo stato così insolito per lei, perché la distraeva dallo studio e non voleva, né se lo poteva permettere.

    “Cosa mi succede?” si chiedeva sempre più spesso in un sussurro.
    “Cosa mi manca? Sono riuscita a studiare recitazione come desideravo da sempre, ho avuto delle parti importanti… e allora, perché sto così male?” continuava a ripetersi la ragazza, vagando come un fantasma, gli occhi spenti, ma al tempo stesso vivaci, perché sentiva dentro di sè un fuoco inestinguibile e una gran sete di vita.
    Si fermò nei pressi di un giardino pubblico. Aveva ancora qualche ora di tempo, prima di recarsi a teatro per le prove: decise di fermarsi lì, quindi sedette sul prato all’ombra di una siepe.

    Come puoi essere felice, se non condivi la tua gioia con un altro?

    Maya sentì all’improvviso una voce che le parlava: era così vera, che si alzò di scatto per vedere se ci fosse qualcuno.
    Nessuno. Quella voce che le aveva parlato, veniva in realtà dal suo cuore, da dentro di lei… era qualcosa che aveva voluto reprimere con tutta sé stessa occupandosi di altro.
    “Si è fatto tardi”, disse a voce alta, e si avviò decisa imboccando la strada che conduceva al teatro.

    Tornerò…


    Le rispose sussurrando la voce ignota e misteriosa.
    Maya si mise a correre per non sentirla più e trafelata andò nel camerino.
    “Ho fatto bene ad arrivare prima, così posso ripassare con calma la mia parte e provare anche il costume di scena.”

    A tarda sera, la ragazza rientrò a casa esausta e senza nemmeno cenare, andò dritta a dormire. Aveva avuto delle prove massacranti e lei aveva reagito sforzandosi ancora più del solito, aveva dato oltre le sue possibilità. Era stata felice di questo, non aveva sentito sul momento la fatica, ma solo la consapevolezza di diventare sempre più forte.
    Piombò subito in un sonno profondissimo… finchè il profumo delle rose non le arrivò vicino…

    Maya si alzò di scatto e allungò la mano per prendere la rosa che stava sul comodino. Con avidità ne aspirò l’odore, vide con stupore che il suo stelo non aveva spine, era carnosa e freschissima. Contò i petali, li accarezzò con la mano… si sentì viva e felice come mai lo era stata in tutta la sua vita.

    Gli occhi della mente la riportarono in quel luogo, dove lei aveva soggiornato pochi mesi prima per esercitarsi nella difficilissima parte di Helen.
    Per immedesimarsi nel personaggio, era rimasta per giorni e giorni al buio, una benda sugli occhi e una volta aveva sentito la porta aprirsi all’improvviso… aveva sentito dei passi, ma prima ancora quell’odore inconfondibile delle rose.
    Poi un uomo l’aveva presa tra le braccia e così vicini, lei aveva percepito il suo odore maschile che per alcuni istanti aveva prevalso su quello dei fiori. In quell’abbraccio lungo e breve ad un tempo, aveva avuto la sensazione di diventare una cosa sola con lui: non sapeva più dove iniziava il suo corpo, né la sua mente, perché era come si fossero fusi in una cosa sola.
    In pochi istanti, tutto il film della sua vita si era srotolato nella sua mente come una pellicola, aveva paura, ma avrebbe anche voluto che quel momento non finisse mai.
    Chi era quell’uomo? Le era chiaro che si trattava del misterioso ammiratore, quello che le mandava le rose scarlatte, ma perché non si erano parlati, perché era andato via così? E perché lei non aveva fatto di tutto per guardarlo? Allungando la mano, aveva toccato una rosa… l’aveva subito riconosciuta, lui la portava nella tasca della giacca.

    “Quando mai succederà ancora? Avrò un’altra occasione come quella?” si chiese Maya.

    Sentì all’improvviso la porta che si apriva. Vide nella penombra una figura maschile che si avvicinava lentamente a lei… posò una rosa sul tavolo. Non le era possibile vedere il suo volto, perché stava nell’ombra. Maya si alzò e gli corse incontro, a tentoni cercò l’interruttore e accese la luce.
    I suoi occhi stupefatti videro la nota camera da letto, l’armadio lungo e stretto, il cassettone… e che era giorno fatto. Era anche molto tardi: l’orologio segnava le nove!
    “Ho solo dormito… è stato tutto un sogno…” mormorò sconsolata, lasciandosi ricadere sul cuscino.
    Dopo alcuni minuti decise di alzarsi e con movimenti stanchi e pesanti, si accinse a vestirsi e poi uscire.
    Senza che lei se ne accorgesse, man mano che le ore passavano, l’iniziale delusione lasciò il posto ad una nuova consapevolezza.
    Mente viaggiava sull’autobus, le sembrò di sentire ancora quella voce che il giorno prima l’aveva tanto turbata. Adesso parlava al suo cuore, e lei era felice di sentirla, era come la guidasse lungo la strada della Verità.
    Seguendo una luce chiaroveggente, Maya ebbe la precisa e chiara consapevolezza che quell’uomo era lui, Masumi! Sì, chi altri poteva essere?
    Se la razionalità la portava ad escludere questa ipotesi, veniva subito oscurata da una verità accecante che non lasciava scampo a dubbi! Le ragioni, i pensieri terreni, nulla potevano contro questa forza!
    Maya scese alla sua fermata e prese a camminare velocemente. Rivedeva il primo incontro con lui, il susseguirsi degli eventi, le apparenti scontrosità, gli equivoci… ma ogni dettaglio portava alle rose, al suo ammiratore di rose scarlatte!
    “Sì, è proprio lui, ora lo so!” disse quasi gridando.
    “E so anche che se non fosse stato per questo filo invisibile che ci unisce, io non sarei andata avanti a recitare, forse mi sarei arresa prima.”

    Il tuo immenso amore per l’arte è sempre stato in te, ma è cresciuto e si mantiene vivo, grazie a questo sentimento reciproco. Non saresti mai sopravvissuta a tutti quegli allenamenti disumani se non ci fosse stato lui. E lui non sarebbe quello che è, se non ci fossi tu. Il filo che vi lega è invisibile, ma così forte che niente lo spezzerà!
    Maya, se puoi avere mille maschere, è solo perché con lui non ne hai nemmeno una.


    La voce le parlò così e lei non ebbe più paura di ascoltarla.



    Fine
     
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